Tante chiacchiere e zero fatti: cittadini infuriati a quasi 2 anni dalla chiusura della strada provinciale 32 "Camastra"
04-06-2020 19:03 - notizie 2020
LAURENZANA - Tante chiacchiere e zero fatti. Da quasi due anni si sono susseguiti incontri, sopralluoghi, è stato istituito anche un tavolo tecnico, sono state fatte promesse (tutte cadute nel vuoto), ma sulla data di riapertura della strada provinciale 32 “Camastra” non si sa ancora nulla. Eppure, da contratto, i lavori sarebbero dovuti terminare nello scorso mese di marzo. Nei piccoli paesi dell’area regnano sfiducia nelle istituzioni e tanta rabbia per la chiusura di un’arteria di vitale importanza per la Val Camastra, dal 3 settembre 2018, per lavori di ammodernamento. La chiusura di questa strada sta paralizzando, da ventuno mesi, la già fragile economia locale, oltre a penalizzare lavoratori, corrieri, trasportatori e persone che hanno un bisogno costante di cure mediche. «La Val Camastra è stanca ed ha bisogno di ripartire, ma soprattutto reclama rispetto. Dinanzi all’ennesimo sopruso che affligge la nostra valle, da anni dimenticata, non possiamo restare inermi e, per questo, siamo pronti a mobilitarci, per organizzare manifestazioni e proteste per lo stato dei lavori, già a partire dalla seconda quindicina di giugno». Con queste parole, il gruppo consiliare "Riflettiamo Insieme" di Laurenzana ha sollevato nuovamente la questione Sp 32. «Per tutti i cittadini della valle del Camastra - hanno scritto i consiglieri comunali di Laurenzana, Giuseppe Trivigno, Rocco Martoccia e Maria Pavese - marzo 2020 rappresentava un traguardo di vitale importanza, la fine di un incubo: era la data ultima per la fine dei lavori. Tutto questo non è avvenuto. A nulla sono serviti i vari incontri e la convocazione del consiglio comunale straordinario di Laurenzana, ad opera degli scriventi, aperto anche agli amministratori degli altri paesi interessati alla faccenda». «Ancor meno effetti - hanno aggiunto i consiglieri del gruppo "Riflettiamo Insieme" - hanno sortito le minacce di applicazione delle penali alla ditta da parte degli enti provinciali o la strategia di qualche amministratore di non sollevare il problema e di lasciare che il tutto si sistemasse da solo. Ad oggi i lavori sembrano essere ancora in alto mare. Risultiamo assolutamente isolati rispetto al nostro capoluogo di regione, che rappresenta anche il polo ospedaliero più vicino alle nostre comunità». «La valle intera - hanno concluso Giuseppe Trivigno, Rocco Martoccia e Maria Pavese - ha bisogno di risposte e non di essere presa in giro ulteriormente. Riteniamo che attribuire esclusivamente all’attuale emergenza sanitaria le colpe del ritardo nella consegna dei lavori sia da disonesti, prima ancora che da bugiardi». (Donato Pavese)
- ARTICOLO "IL QUOTIDIANO" -