23 Dicembre 2024

Calvello, celebrato il 200° anniversario del 13 marzo 1822: fucilazione di nove patrioti condannati dalla corte marziale

CALVELLO - Domenica 13 marzo è stato celebrato il 200° anniversario della fucilazione di nove patrioti condannati dalla Corte Marziale di Calvello per i moti carbonari del febbraio 1822.

Con l’occasione è stato presentato il libro di Carmelina Colombino e Franco Villani "I moti di Calvello del 1822, nelle carte del processo".

L’iniziativa, promossa dal Comune di Calvello, si è svolta con la partecipazione, in collegamento video dalla sala consiliare di Ferrandina, di Carmine Lisanti (sindaco), di Pierluigi Di Biase (assessore alla cultura) e di Pierfilippo Laviani (discendente dei fratelli Venita, originari di Ferrandina, che quel giorno furono fucilati a Calvello).

Nell’aprire la celebrazione dell’evento, Maria Anna Falvella (sindaco di Calvello) ha sottolineato il coraggio di chi ha pagato con la vita il valore della libertà. A seguire, il sindaco di Ferrandina, complimentandosi con l’iniziativa di Calvello, ha comunicato che, nella stessa mattinata, era stata apposta una targa commemorativa, su una parete della casa natale dei Venita. Il sindaco ha ceduto la parola a Pierluigi Di Biase, che ha messo in evidenza come la cultura possa unire due comunità con la condivisione di una storia comune.

È seguita, poi, una toccante testimonianza di Pierfilippo Laviani, che ha raccontato come la storia dei Venita si intrecci con quella della propria famiglia essendo la sua bisnonna parente degli stessi Venita. Ha, quindi, ripercorso le gesta di Giuseppe Venita, ufficiale di cavalleria, protagonista di campagne militari in Italia, Francia e Russia, fondatore della rivendita carbonara di Ferrandina e fiero oppositore dei Borbone.

A Roberto Tempone (delegato alla Cultura) è toccato il compito di ricordare le diverse iniziative messe in atto dall’amministrazione di Calvello per tenere sempre vivo il ricordo del 13 marzo 1822: installazione della statua a Mazziotta dell’artista calvellese Antonio Masini, la canzone Eran nove del Renanera, il convegno presso la stessa chiesa con Don Filippo e Carmelina Colombina, che si è svolto lo scorso mese di agosto.

L’assessore ha, infine, comunicato che una copia del libro sarà regalata a tutte le famiglie del paese, alle scuole e alle biblioteche della regione. L’iniziativa prevedeva anche un intermezzo musicale e teatrale durante il quale Pinuccio Briamonte e il gruppo Li Paisan hanno proposto due brani: il primo incentrato su un monologo di Mazziotta e il secondo sulla libertà.

Salvatore Andriuzzi e Santina Carbone hanno dato vita ad una rappresentazione scenica che rievocava un commovente dialogo tra Carlo Mazziotta e la moglie (Carmela De Luca) su quei giorni di angoscia e di paura.

Carmelina Colombino, autrice della trascrizione degli interrogatori pubblicati per la prima volta in un libro, ha descritto la sequenza dei fatti dei moti che coinvolsero il paese nel 1822 dall’investitura di Carlo Mazziotta, designato a guidare la rivolta antiborbonica alla notte del 10 febbraio 1822, in cui un gruppo di circa 60 carbonari liberò dal carcere fra’ Luigi Rosella, arrestato qualche giorno prima. I carbonari si stavano allontanando, quando una squadriglia incontrò il giovane Francesco Paolo De Grazia che stava rientrando a casa. Per paura di essere denunciati, i carbonari uccisero il giovane. Pochi giorni dopo un reparto di 1000 soldati austriaci, al comando del maresciallo Roth, arrestò quasi tutti i rivoltosi. La corte marziale processò 52 imputati, emettendo 33 condanne a morte. Per 9 di essi la sentenza fu eseguita il 13 marzo 1822. Per gli altri condannati le sentenze furono commutate all’ergastolo o in pene minori.

A Nicola Lisanti, storico e autore della prefazione del libro in questione, è toccato il compito di sottolineare la grande importanza di un avvenimento, che, pur nato in un contesto di periferia, si lega indissolubilmente al Risorgimento che condusse all’Unità d’Italia. In presenza di una guerra incomprensibile tra Russia e Ucraina, Lisanti ha, poi, auspicato che la storia non resti insegnamento sterile, ma che ci aiuti non solo a ricordare ma soprattutto a scegliere il bene comune.

La serata, dal punto di vista istituzionale, è stata conclusa da Giulio Ruggieri (vice sindaco), che ha ringraziato tutti gli intervenuti all’iniziativa, dai concittadini agli ospiti di Ferrandina.

Nella sala illuminata con i colori della bandiera ucraina, un augurio per far “cessare il fuoco” oltre che di disponibilità ad accogliere profughi ucraini, è stato invocato da don Filippo (parroco del paese), che ha ricordato come la pace sia l’unica chiave per superare le difficoltà di oggi e creare, per il futuro, un mondo più sereno e più giusto.

Un ringraziamento all’amministrazione comunale e ai presenti è venuto da parte di Franco Villani, autore del libro e conduttore della serata.


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